Magia del Reale: Le possibilità della permanenza
Autor(a) principal: | |
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Data de Publicação: | 2022 |
Tipo de documento: | Dissertação |
Idioma: | ita |
Título da fonte: | Repositório Científico de Acesso Aberto de Portugal (Repositórios Cientìficos) |
Texto Completo: | http://hdl.handle.net/11144/5466 |
Resumo: | Partendo dalle considerazioni di Aldo Rossi sulla discutibile validità del “funzionalismo ingenuo” e sul rapporto tra forma e tipologia questo lavoro si propone di esplorare quelle caratteristiche intrinseche agli edifici che hanno resistito nel tempo, rigenerando se stessi di continuo e senza mai perdere la loro essenza morfologica e concettuale. Dal tema della resistenza al tempo dell’edificio e sulla sua capacità di generare spazi in cui si compiono le più diverse azioni umane, nasce la volontà di ricercare le qualità che rendono uno spazio un contenitore di vita e individuando quelle caratteristiche che raccontano dello spazio non attraverso funzioni ma attraverso le sue possibilità, poiché l’architettura è un’arte di supporto che non può concludere tutto. È un’arte che deve definirsi con la vita, allora c’è bisogno di lasciare uno spazio per questa dimensione: vivere la spazialità. L’architettura deve sempre concludersi nella vita. Essa deve lasciare spazio alla vita e alla sua evoluzione. Un buon edificio può servire a quasi tutto.1 Queste possibilità, come ci racconta la storia, trovano ampio spazio in quegli edifici che adattandosi nel tempo hanno saputo resistere ai mutamenti della società e alle funzioni che col tempo cambiavano. Il tempo dell’architettura è molto diverso da quello della vita umana ed è per questo che la permanenza avviene in quegli edifici che meglio di altri hanno resistito al mutare delle richieste funzionali, poiché solidi nella loro forma e nella capacità di accogliere il continuo movimento della vita. Attraverso lo studio di tre categorie fondamentali come permanenza, possibilità e il passaggio da generico a specifico questo lavoro si propone di indagare le nozioni di tipo e persistenza che rendono possibile la trasformazione e la vita di un edificio. Questa idea è alla base del progetto del convento per le suore carmelitane scalze nella Serra di Arrabida in cui si è cercato di rispondere al programma evitando che lo spazio assumesse un’eccessiva carica funzionale e sempre immaginando la possibile evoluzione e trasformazione dell’edificio in qualcosa di diverso. Il progetto cerca di raccontare il movimento e le possibilità della vita attraverso la propria configurazione morfologica e strutturale piuttosto che attraverso quella funzionale. In questo senso il pensiero che ha accompagnato il disegno è stato legato alla possibilità del cambiamento che sempre ha caratterizzato edifici quali sono i conventi, che storicamente hanno sempre saputo rigenerarsi per divenire realtà differenti. La magia del reale avviene nel momento in cui l’edificio viene finalmente abitato e si trasforma in un organismo vivo in grado di adattarsi. L’edificio diviene reale solo quando ospita la vita e ne accoglie ogni possibilità. Il nostro compito è quello di indagare le costanti che nel tempo hanno reso possibile la persistenza e la trasformazione di architetture che si presentano tuttora valide dal punto di vista morfologico e abitativo. |
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