Lo spazio dell’evasione
Autor(a) principal: | |
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Data de Publicação: | 2020 |
Tipo de documento: | Dissertação |
Idioma: | ita |
Título da fonte: | Repositório Científico de Acesso Aberto de Portugal (Repositórios Cientìficos) |
Texto Completo: | http://hdl.handle.net/11144/4777 |
Resumo: | Il proposito di questa tesi è una riflessione sulle sfaccettature più profonde e introspettive del concetto di giardino. Attraverso l’analisi di alcuni giardini tratti dal mondo dell’arte, della letteratura e dell’architettura emergono tematiche che denotano questo luogo come uno spazio in potenza, uno spazio che rimanda a qualcosa che va oltre la sua ontologia. Il giardino diventa il protagonista di un’analisi sopra i propri significati ancestrali e culturali, che partendo dall’opera più emblematica e controversa del Rinascimento, l’Hypnerotomachia Poliphili, apre una riflessione su questo spazio caleidoscopio e sfuggente approfondendo alcuni temi ricorrenti e confermati nel confronto di progetti appartenenti a epoche e contesti eterogenei. Ogni esempio considerato mette in luce tematiche nuove amalgamate a quelle individuate precedentemente nel racconto di Polifilo, ritraendo uno spazio con caratteri sempre diversi e allo stesso tempo affini, che si sintetizzano nel tentativo di andare oltre la realtà. Il giardino diventa proprio questo: l’opportunità di evadere. I confini disegnano il perimetro della libertà, il perimetro di un luogo che rimanda a un altrove ritrovato nel significato dei propri simboli. Talvolta è un’evasione prettamente intellettuale in cui realizzare lo spazio della possibilità, dove progettare un paradiso perfetto e permanente, sperimentare l’ibridazione tra realtà e mito nell’ottica della perfezione e inscenare una lotta continua tra natura e artificio per giungere a un imperturbabile equilibrio. Talvolta il giardino oltre ad essere una proiezione di intenzioni o possibilità progettuali, diventa il dolce sogno in cui rifugiarsi. Dai giardini privati fino alle città contemporanee la ricerca di uno spazio intimo, in cui ricongiungersi con il proprio io culla da sempre l’indole umana, quel silente desiderio di perfezione che scorge il suo riflesso nella natura, invoca uno spazio dove poter eludere le regole della realtà, uno spazio in cui essere oltre, dove tutto è ancora possibile. |
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