Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio

Detalhes bibliográficos
Autor(a) principal: Literatura Italiana Traduzida
Data de Publicação: 2022
Outros Autores: Peterle, Patricia
Tipo de documento: Artigo
Idioma: por
Título da fonte: Repositório Institucional da UFSC
Texto Completo: https://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/240144
Resumo: I suoni e gli odori, segni del terrore, si instaurano nel paesaggio (le fornaci, i prati calpestati, la neve insanguinata), anzi nei molteplici elementi che lo delineano e lo compongono, come si vedrà poi anche nel corso del laboratorio poetico zanzottiano. Un trauma che non si attenuerà mai come si leggerà poi nel saggio del 1963, Premesse all’abitazione, in cui l’esperienza percettiva e sensitiva di quei momenti non può che colpire e segnare il corpo stesso di colui che l’ha vissuta. La realtà anacronisticamente si presenta come delle schegge che pungono il presente. E così il primo lotto comprato per la costruzione della futura casa, che dava verso quegli stessi campi che avevano assorbito il sangue dell’amico Gino[4], veniva d’un tratto scartato, perché, come dice appunto Zanzotto, “Avrei dunque scorto, tra il mio lotto e le ombre secentesche dello sfondo, il vano immenso di quei campi ormai per sempre senza rifugio”. Come costruire una casa, che è comunque un luogo di protezione in un posto segnato dalla distruzione? Infatti, continua il poeta, “Là non avrei potuto costruire, capii che dovevo cambiare e quella sera tornai a casa come respinto da una brutta onda al punto di partenza”.[5] Diversamente da Gino, Zanzotto trova riparo sopra la sua Cal Santa: “la Cal Santa ci aveva protetti, le grandi foglie taglienti che amo da sempre mi avevano tolto alla mira diretta della morte e fatto un grembo in cui la fortuna sinistra era stata paralizzata”.[6] [7] Due termini in questa citazione diventano fondamentali: “grembo” e “paralizzata”, cioè la terra e, di conseguenza, la vegetazione si trasformano in un “grembo” protettivo, “paralizzando” l’incontro definitivo, quello con la morte. Le ferite storiche, dunque, si iscrivono qui in un paesaggio che è tutt’altro che passivo, anzi, data la sua valenza anacronistica, esso “ci guarda”, per ricordare un titolo di Georges Didi-Huberman[8], e “comunica”. Comunque sia, “la casa bisogna farla”, bisogna incominciarla pur avendo le ustioni e sapendo che ci saranno altre stazioni.
id UFSC_f5cc361c7b0dfda870e645ffe10bea57
oai_identifier_str oai:repositorio.ufsc.br:123456789/240144
network_acronym_str UFSC
network_name_str Repositório Institucional da UFSC
repository_id_str 2373
spelling Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggioAndrea Zanzottopoesia italianapoesia contemporâneaI suoni e gli odori, segni del terrore, si instaurano nel paesaggio (le fornaci, i prati calpestati, la neve insanguinata), anzi nei molteplici elementi che lo delineano e lo compongono, come si vedrà poi anche nel corso del laboratorio poetico zanzottiano. Un trauma che non si attenuerà mai come si leggerà poi nel saggio del 1963, Premesse all’abitazione, in cui l’esperienza percettiva e sensitiva di quei momenti non può che colpire e segnare il corpo stesso di colui che l’ha vissuta. La realtà anacronisticamente si presenta come delle schegge che pungono il presente. E così il primo lotto comprato per la costruzione della futura casa, che dava verso quegli stessi campi che avevano assorbito il sangue dell’amico Gino[4], veniva d’un tratto scartato, perché, come dice appunto Zanzotto, “Avrei dunque scorto, tra il mio lotto e le ombre secentesche dello sfondo, il vano immenso di quei campi ormai per sempre senza rifugio”. Come costruire una casa, che è comunque un luogo di protezione in un posto segnato dalla distruzione? Infatti, continua il poeta, “Là non avrei potuto costruire, capii che dovevo cambiare e quella sera tornai a casa come respinto da una brutta onda al punto di partenza”.[5] Diversamente da Gino, Zanzotto trova riparo sopra la sua Cal Santa: “la Cal Santa ci aveva protetti, le grandi foglie taglienti che amo da sempre mi avevano tolto alla mira diretta della morte e fatto un grembo in cui la fortuna sinistra era stata paralizzata”.[6] [7] Due termini in questa citazione diventano fondamentali: “grembo” e “paralizzata”, cioè la terra e, di conseguenza, la vegetazione si trasformano in un “grembo” protettivo, “paralizzando” l’incontro definitivo, quello con la morte. Le ferite storiche, dunque, si iscrivono qui in un paesaggio che è tutt’altro che passivo, anzi, data la sua valenza anacronistica, esso “ci guarda”, per ricordare un titolo di Georges Didi-Huberman[8], e “comunica”. Comunque sia, “la casa bisogna farla”, bisogna incominciarla pur avendo le ustioni e sapendo che ci saranno altre stazioni.Literatura Italiana TraduzidaUniversidade Federal de Santa CatarinaNúcleo de Estudos Contemporâneos de Literatura Italiana (NECLIT)Literatura Italiana TraduzidaPeterle, Patricia2022-09-24T18:26:48Z2022-09-24T18:26:48Z2022-06-24info:eu-repo/semantics/publishedVersioninfo:eu-repo/semantics/articleapplication/pdfPETERLE, Patricia. "Le recondite lave: tra paesaggio e linguaggio", v. 3, n. 2, mai-ago, 2022.267543632675-4363https://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/240144info:eu-repo/semantics/openAccessporreponame:Repositório Institucional da UFSCinstname:Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC)instacron:UFSC2022-09-24T18:26:48Zoai:repositorio.ufsc.br:123456789/240144Repositório InstitucionalPUBhttp://150.162.242.35/oai/requestopendoar:23732022-09-24T18:26:48Repositório Institucional da UFSC - Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC)false
dc.title.none.fl_str_mv Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
title Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
spellingShingle Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
Literatura Italiana Traduzida
Andrea Zanzotto
poesia italiana
poesia contemporânea
title_short Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
title_full Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
title_fullStr Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
title_full_unstemmed Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
title_sort Le recodite lave: tra paesaggio e linguaggio
author Literatura Italiana Traduzida
author_facet Literatura Italiana Traduzida
Peterle, Patricia
author_role author
author2 Peterle, Patricia
author2_role author
dc.contributor.none.fl_str_mv Universidade Federal de Santa Catarina
Núcleo de Estudos Contemporâneos de Literatura Italiana (NECLIT)
dc.contributor.author.fl_str_mv Literatura Italiana Traduzida
Peterle, Patricia
dc.subject.por.fl_str_mv Andrea Zanzotto
poesia italiana
poesia contemporânea
topic Andrea Zanzotto
poesia italiana
poesia contemporânea
description I suoni e gli odori, segni del terrore, si instaurano nel paesaggio (le fornaci, i prati calpestati, la neve insanguinata), anzi nei molteplici elementi che lo delineano e lo compongono, come si vedrà poi anche nel corso del laboratorio poetico zanzottiano. Un trauma che non si attenuerà mai come si leggerà poi nel saggio del 1963, Premesse all’abitazione, in cui l’esperienza percettiva e sensitiva di quei momenti non può che colpire e segnare il corpo stesso di colui che l’ha vissuta. La realtà anacronisticamente si presenta come delle schegge che pungono il presente. E così il primo lotto comprato per la costruzione della futura casa, che dava verso quegli stessi campi che avevano assorbito il sangue dell’amico Gino[4], veniva d’un tratto scartato, perché, come dice appunto Zanzotto, “Avrei dunque scorto, tra il mio lotto e le ombre secentesche dello sfondo, il vano immenso di quei campi ormai per sempre senza rifugio”. Come costruire una casa, che è comunque un luogo di protezione in un posto segnato dalla distruzione? Infatti, continua il poeta, “Là non avrei potuto costruire, capii che dovevo cambiare e quella sera tornai a casa come respinto da una brutta onda al punto di partenza”.[5] Diversamente da Gino, Zanzotto trova riparo sopra la sua Cal Santa: “la Cal Santa ci aveva protetti, le grandi foglie taglienti che amo da sempre mi avevano tolto alla mira diretta della morte e fatto un grembo in cui la fortuna sinistra era stata paralizzata”.[6] [7] Due termini in questa citazione diventano fondamentali: “grembo” e “paralizzata”, cioè la terra e, di conseguenza, la vegetazione si trasformano in un “grembo” protettivo, “paralizzando” l’incontro definitivo, quello con la morte. Le ferite storiche, dunque, si iscrivono qui in un paesaggio che è tutt’altro che passivo, anzi, data la sua valenza anacronistica, esso “ci guarda”, per ricordare un titolo di Georges Didi-Huberman[8], e “comunica”. Comunque sia, “la casa bisogna farla”, bisogna incominciarla pur avendo le ustioni e sapendo che ci saranno altre stazioni.
publishDate 2022
dc.date.none.fl_str_mv 2022-09-24T18:26:48Z
2022-09-24T18:26:48Z
2022-06-24
dc.type.status.fl_str_mv info:eu-repo/semantics/publishedVersion
dc.type.driver.fl_str_mv info:eu-repo/semantics/article
format article
status_str publishedVersion
dc.identifier.uri.fl_str_mv PETERLE, Patricia. "Le recondite lave: tra paesaggio e linguaggio", v. 3, n. 2, mai-ago, 2022.
26754363
2675-4363
https://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/240144
identifier_str_mv PETERLE, Patricia. "Le recondite lave: tra paesaggio e linguaggio", v. 3, n. 2, mai-ago, 2022.
26754363
2675-4363
url https://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/240144
dc.language.iso.fl_str_mv por
language por
dc.rights.driver.fl_str_mv info:eu-repo/semantics/openAccess
eu_rights_str_mv openAccess
dc.format.none.fl_str_mv application/pdf
dc.publisher.none.fl_str_mv Literatura Italiana Traduzida
publisher.none.fl_str_mv Literatura Italiana Traduzida
dc.source.none.fl_str_mv reponame:Repositório Institucional da UFSC
instname:Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC)
instacron:UFSC
instname_str Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC)
instacron_str UFSC
institution UFSC
reponame_str Repositório Institucional da UFSC
collection Repositório Institucional da UFSC
repository.name.fl_str_mv Repositório Institucional da UFSC - Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC)
repository.mail.fl_str_mv
_version_ 1808652245789573120